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l’Itaglia dei (finti) cliché

Creato il 30 agosto 2010 da Robertodragone

Questo post è stato scritto il 19 maggio 2010 ma, per un errore, è finito nelle bozze dimenticate. Tuttavia l’argomento mi sembra abbastanza interessante, anche se ritrito tra i blogger, da renderlo pubblico e non tenerlo privato o eliminarlo.

La settimana scorsa pranzavo, quando facendo zapping tra i canali televisivi mi sono imbattuto in un episodio dei Griffin. E’ una serie animata che adoro per la sua demenzialità, inoltre spesso è molto politicamente scorretta, cosa che a noi giovani-mostri piace tanto. La situazione era ideale: non ricordo cosa mangiassi, ma il tutto era contornato dalle risate che facevo mentre guardavo la tv; tutto tranquillo, finché mi sono reso conto che l’episodio era censurato. Tra le tante scene tagliate, c’era questa, scena in cui viene mostrata la nascita dell’universo per mano di una scoreggia di dio, molto famosa tra i fan della serie. Sapevo da anni della censura della tv, ma non pensavo né immaginavo che arrivasse a questo livello. E’ chiaro che la tv crede ancora nella falsa idea che un cartone animato sia solo per bambini, e quindi è doveroso tagliare ogni scena che possa turbare la mente del povero e indifeso pargolo; nonostante questo, non tollero assolutamente la censura su qualsiasi tipo di opera. Qualora tu TV acquisti un’opera vuol dire che hai accettato di trasmettere la mia idea, e non la mia idea censurata in modo che fuori esca la tua. La censura è schifosa, punto. Ma andiamo avanti.

Dopo l’episodio incriminato ho visto una pubblicità che mi ha basito e incuriosito allo stesso tempo: era la pubblicità della nuova serie dei Griffin, NON censurata, che Italia Uno avrebbe mandato in onda l’indomani, a mezzanotte e mezza. La maggior parte delle sere a quell’ora sono ancora nel pieno dell’energia, così ora avevo un passatempo per la sera seguente. La sera dopo, a mezzanotte e mezza ero sul letto giocare a doodle jump per iphone mentre la tv era accesa in attesa dei Griffin. Italia Uno trasmetteva un programma dal titolo ‘La pupa e il secchione Hot’, che non ha attirato la mia attenzione prima di mezz’ora, quando all’una ancora non erano iniziati i Griffin. Annoiato, ho visto di che programma si trattava, e quasi subito ho visto l’alto tasso di spessore che quel programma aveva. In pratica c’è questo reality show dal titolo La pupa e il secchione in cui ci sono un numero di coppie formate da ragazze-immagine ignoranti e uomini dal QI alto che non sono mai stati con una donna. Il tutto è incorniciato in un insieme di stupide situazioni pensate dagli autori – non geni come i protagonisti del reality ma molto furbi – per mostrare l’uomo intelligente impacciato e la donna bella stupida e dalle tette prorompenti. Uno stupido pretesto sessista per intrattenere l’italiano arrapato medio. Tornando alla sera in cui aspettavo l’inizio dei Griffin, era ormai l’una e un quarto e per tv c’erano ancora queste galline nelle scene più hot del programma, ma che senso ha, visto che, a parte le tette fuori, fanno vedere tutto anche in prima serata la domenica?

Non avevo mai visto il programma la domenica sera, e dopo aver visto le tette di tutte le pupe la mia curiosità ha voluto indagare sulla qualità della trasmissione serale domenicale, e così appunto ho visto qualche scena. Quello che fa la TV in questo caso ha una furbizia maligna senza precedenti, perché da’ allo spettatore ciò che vuole, cioè la semplice visione di culi e tette, con la scusa di lasciarlo divertire sull’ignoranza delle pupe, e nel frattempo farlo sentire intelligente perché, dandogli le risposte sullo schermo, mette lo spettatore in una posizione privilegiata rispetto alle concorrenti. In pratica l’uomo guarda il culo della tipa, poi sente Papi che le pone la domanda culturale che lei non sa, lo spettatore allora a quel punto legge la risposta sovraimpressione e dice automaticamente “Guarda quella troia, non sa un cazzo di niente”, ma sono sicurissimo che almeno il 90% degli spettatori di quel programma ignora le risposte. Poi c’è la versione serale hot, in cui ci sono le pupe che fanno la doccia, si insaponano, o flirtano con i secchioni. Queste scene sembrano, non solo montate ad arte, ma anche girate ad arte. Come ogni reality c’è una costruzione di litigi, amori che nascono, e altre cazzate, che alla fine ne esce fuori una soap opera. Ma ovviamente i telespettatori non notano tutto ciò.

Alle due meno un quarto, cioè più di un’ora dopo, sono iniziati gli episodi dei Griffin, che non erano neanche molto divertenti. Già vedevo le scene che avrebbero tagliato quando quegli episodi sarebbero andati in onda il pomeriggio.

C’è una TV senza persone di colore, in cui si chiedono ancora se sia giusto che gli omosessuali debbano avere gli stessi nostri diritti. C’è una TV in cui si creano situazioni demenziali in cui galline urlano da entrambe le parti per far prevalere i loro i diritti di galline, mentre sottolineano che non sono rifatte. Ogni personaggio sembra sentirsi il diritto di avere attenzioni da parte del pubblico solo perché ha un nome che per qualche altro cretino è famoso. Il suo cane si chiama Fufi, si è lasciata con il ragazzo, la sua vita da ereditaria è stata difficile. C’è una TV che mostra il culo delle veline alle otto e mezza ma censura i Griffin a pranzo. C’è una TV che il pomeriggio mostra i miracoli che fa padre Pio e la sera mostra galline affamate di fama e soldi che si spalmano la crema sulle gambe mentre leggono Baudelaire e poi accusa Santoro di fare una trasmissione che sembra un pollaio. In tutto ciò io mi sento disgustato nel vedere, non una TV infantile e ignorante, ma nel vedere una TV infantile e ignorante che piace, e pure tanto.

Possiamo dire che la TV rappresenta il suo popolo, e mi è doveroso ammettere che la maggior parte degli italiani sono degli umani cialtroni di umanità e buon senso. Qui non siamo più nell’intrattenimento, perché ci sono altri modi più intelligenti e civili per intrattenere, qui parliamo di autentica immondizia spacciata per minestrone pieno di vitamine.

Ma la cosa che più mi rode, è accendere la tv e vedere i programmi moralisti, quelli dai finti cliché. Quelli che discutono di cose apparentemente importanti per mostrare agli spettatori che sono dei programmi di attualità seri, quando invece gli stessi argomenti presi in causa sono vecchi, dalla risposta scontata, se si ha un minimo di buon senso. Si discute ancora del matrimonio dei gay e dei loro diritti, dei giovani che hanno perso la strada (loro sono preoccupati perché spendono fatica e soldi per costruirne tante), degli immigrati. Argomenti con una falsa morale discussi con una falsa modestia. Dio che schifo. C’è ancora da chiedersi se sia giusto che due uomini o due donne stiano insieme? “Non è una famiglia”, dicono i preti, loro, che una famiglia ce l’hanno.

Detto ciò, so che ora in estate tutto andrà in vacanza per poi tornare a settembre ripetuto e per niente rinnovato. Io non guardo la televisione, e non mi interessa. I miei possiedono un abbonamento a SKY e mi piace di rado intrattenermi con film, documentari, i Simpson e Bear Grylls, tuttavia anche lì non ne so molto dei programmi che fanno né del loro contenuto. So solo che la TV pubblica da allo spettatore ciò che lo spettatore chiede, e questo, prendendo per esempio l’Italia, è preoccupante.


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